Fauna del Laghetto di Basiglio

L’area del Laghetto di Basiglio a possiede una fauna abbastanza differenziata, ospitando specie legate al bosco e specie legate alle zone umide che trovano rifugio anche nelle risaie e nelle marcite circostanti. Nelle risaie intorno sono state rinvenute piccole popolazioni nidificanti di alcune  specie di uccelli acquatici. Molto comuni anche gli ardeidi che frequentano l’area in tutti i periodi dell’anno, pur senza nidificare. Tra gli uccelli legati all'acqua tra le specie più frequenti si annoverano lo svasso, il germano reale, il gabbiano, la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone cinerino, l’airone bianco maggiore, la garzetta, la nitticora. All’interno dell’area, l’evoluzione della vegetazione da forme prettamente palustri e acquatiche a formazioni di macchia e di ha richiamato molte specie tipiche dei boschi e degli habitat ecotonali, tra cui i picchi, presenti con ben 4 specie, il picchio rosso maggiore, il più comune, il picchio verde, il torcicollo e il picchio rosso minore.
Altre specie legate al bosco sono il colombaccio, che raggiunge altissime concentrazioni durante il periodo invernale, e la tortora comune, presente durante la stagione riproduttiva, la gazza e il merlo.
Comuni anche molte specie di passeriformi ed altri uccelli di piccola taglia, legate ad ambienti di bosco o al mantello preforestale quali l’usignolo, il codirosso, il canapino, il pettirosso, il fringuello, lo scricciolo, la cinciallegra, il passero, e molte altre.
Per approfondire su uccelli ed insetti sono disponibili gli articoli:
- Gli uccelli del Laghetto: http://laghettobasiglio.blogspot.com/2011/05/gli-uccelli-del-laghetto
- Farfalle libellule del Laghetto: http://laghettobasiglio.blogspot.com/2011/06/farfalle-e-libellule

Tra i mammiferi sono presenti il riccio, la lepre, il coniglio selvatico, e altre specie di pipistrelli e micromammiferi, mentre l’erpetofauna, decisamente non ricca, comprende però due specie interessanti, la raganella e la rana di Lataste, quest’ultima recentemente reintrodotta e presente con una popolazione piccola ma vitale.
Per il territorio sono state anche segnalate la lucertola muraiola, la natrice dal collare, il biacco e il saettone.
Tra gli animali introdotti dall'uomo che hanno trovato un habitat favorevole ricordiamo la nutria, il gambero rosso della Luisiana e la tartaruga dalle orecchie rosse.

Riccio

Il riccio comune è un mammifero  della famiglia Erinaceidae.
Viene chiamato colloquialmente porcospino, ma l'uso è improprio poiché quest'ultimo termine designa più correttamente l'istrice.
Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne non siano tanto una necessità dettata da esigenze di difesa, in quanto la cortina di aculei di cui dispongono li rende praticamente invulnerabili ai predatori, quanto piuttosto di un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore.
Durante il giorno riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei. Generalmente i maschi definiscono dei propri territori di circa 3 km, anche se si muovono in territori di caccia che possono estendersi fino a 30 ettari. Le femmine, che si spostano più lentamente, hanno campi d'azione massimi di una decina d'ettari di superficie. Generalmente, gli esemplari che vivono in ambienti aperti si muovono di più rispetto a quelli che si stabiliscono in aree boschive o riparate.
Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso, poi, se l'intruso lo tocca, appallottolandosi su sé stesso. In questo procedimento, il riccio è aiutato da una fascia muscolare sulla schiena, che contraendosi va a stringere in un sacco cutaneo tutto il corpo e gli arti. L'aggressore si trova così dinnanzi un'impenetrabile cortina di spine: questa tattica tuttavia risulta inefficace con le volpi, che urinando sull'animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso, e con le automobili, di fronte alle quali l'animale si appallottola, venendo inevitabilmente travolto ed ucciso. Sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade, tanto che nel Regno Unito le popolazioni di riccio vengono monitorate contando il numero di cadaveri ritrovati morti su alcune delle strade più frequentate sia dagli autisti che da questi animali.
Il riccio ha abitudini solitarie e scontrose: tende generalmente ad evitare i contatti coi conspecifici, dei quali avverte la presenza con l'udito o l'olfatto, mentre nel percepire l'avvicinarsi di un estraneo va subito in allerta. Tuttavia, in caso di contatto i ricci non disdegnano lo scontro diretto, che viene risolto in base alle dimensioni ed all'età degli esemplari.
Durante i mesi invernali (fra ottobre ed aprile), il riccio è solito cadere in letargo: tale operazione risulta però piuttosto rischiosa per l'animale, in quanto nel caso in cui esso non abbia accumulato una quantità di grasso corporeo sufficiente nel corso della bella stagione potrebbe morire per inedia. Ciò succede soprattutto agli esemplari giovani. In casi di freddo estremo, l'animale (la cui temperatura corporea scende dai 35 °C soliti ai 10 °C, mentre i battiti cardiaci calano da 190 a 20 al minuto) può anche uscire dal letargo per andare alla ricerca di cibo. Per il letargo, il riccio ammucchia una buona quantità di muschio e foglie secche che fungeranno da giaciglio.
Per la variegata dieta che assume, risulta essere onnivoro. Il riccio in natura si nutre di invertebrati di qualsiasi tipo (insetti, ragni, lombrichi, chiocciole, millepiedi, ma non centopiedi -che si difendono a morsi-), oltre che uccelli, comprese uova (spesso si intrufola nei pollai domestici per cibarsene) e nidiacei, rettili ed anfibi; non disdegna nemmeno di mangiare piccoli mammiferi, soprattutto topi, di cui è considerato un cacciatore spietato in quanto uccide gli adulti e dissotterra i nidi per nutrirsi dei piccoli.

Raganella


La Raganella (Hyla arborea) è un anfibio  dell'ordine degli Anuri, diffuso in Europa, Asia e Africa.
Di aspetto simile alle rane, ma dotato di un solo sacco vocale sotto la gola e di ventose sulle dita delle zampe. Questo permette all'animale di arrampicarsi su alberi, arbusti e foglie.
Presenta una striatura nera che parte dalla narice, prosegue dopo l'occhio e continua fino all'inserzione dell'arto inferiore. Questo carattere la differenzia dalla Hyla meridionalis, anch'essa presente in Europa, in cui la striatura nera si interrompe bruscamente dopo il timpano. La lunghezza del corpo varia in media dai 3 ai 5 cm, ma può toccare i 6,5.
Le raganelle sono insettivore, si nutrono di artropodi e altri invertebrati acquatici e terricoli. Sono prevalentemente arboricole, ma si trovano anche in mezzo alle erbe palustri, nei campi in prossimità di fossi e risaie. Sono legate all'acqua per la riproduzione. Dall'uovo esce il girino che compie il proprio ciclo vitale in tempi variabili tra 1,5 e 3 mesi. Alla fine della metamorfosi il girino avrà sviluppato zampe atte a saltare, polmoni per respirare fuori dall'acqua, avrà perso la coda e avrà cambiato regime alimentare passando da detritivoro a carnivoro.

Rana di Lataste


La Rana di Lataste è un anfibio  Anuro della famiglia Ranidae.
È una specie di piccole dimensioni. Il colore di fondo della livrea è bruno rossiccio con due evidenti strisce scure che partono sottili dalla narice, arrivano all'occhio, proseguono e coprono il timpano.
La rana di Lataste si distingue con difficoltà da una specie simile: la Rana dalmatina. La differenza più evidente è data dalla gola, che nella rana di Lataste è scura e presenta una evidente striscia longitudinale più chiara, mentre nella Rana dalmatina la macchia bianca sulla gola è più estesa e meno definita.
L'areale di questa specie è ristretto alla pianura Padana, ad una piccola area del Canton Ticino e ad alcuni siti in Slovenia e Croazia.
È poco legata all'acqua dove si reca per riprodursi già dalla fine di gennaio se il clima è mite. Depone le uova in masse gelatinose costituite da diverse centinaia di uova. Dall'uscita del girino alla metamorfosi occorrono circa tre mesi. Lo stesso ciclo compiuto in acquario in luogo chiuso dura circa la metà. Al termine della metamorfosi la piccola rana misura circa un centimetro e mezzo. Frequentando di più il bosco umido rispetto alle rane verdi, può essere preda di uccelli carnivori quali la cornacchia e di mammiferi carnivori ed insettivori quali donnola, tasso, faina, puzzola, volpe, riccio.

Biacco


Il biacco (Hierophis viridiflavus Lacépède, 1789), precedentemente classificato come Coluber viridiflavus è un serpente frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi. È detto anche "milordo" o "colubro verde e giallo".
La sua colorazione è dominata nelle parti superiori dal nero, il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto di un fascio di linee longitudinali giallo-verdastre (circa venti), ma nel Meridione e nelle isole le popolazioni sono prevalentemente melaniche.
In media gli adulti raggiungono i 120-130 cm; eccezionalmente può arrivare a 2 m.
Occhio in contatto con almeno 2 sopralabiali; 187-212 vertebre nei maschi e 197-217 nelle femmine. 97-124 paia di sottocaudali nel maschio e 91-119 paia nella femmina. 19 squame dorsali.
Negli adulti la colorazione di fondo delle parti superiori è verde-giallastra. I piccoli invece presentano, fino all'età di un anno, una colorazione caratteristica: la testa presenta già il reticolo giallo e nero mentre il resto del corpo ha una tonalità grigio-celeste uniforme. Diversamente dalla biscia d'acqua, le squame del dorso sono completamente lisce.
È un serpente molto agile e veloce (fino a 11 km all'ora), ottimo arrampicatore e buon nuotatore.
È una specie diurna. Si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio sicuro; quando viene bloccato dispensa rapidi morsi non particolarmente potenti. Si nutre di altri rettili (in particolare piccoli sauri ed altri serpenti, dalle bisce d'acqua alle vipere), di uova di uccelli e nidiacei (o anche adulti di specie piccole), di piccoli mammiferi (in particolare topi e ratti) e anfibi anuri, urodeli e apodi; occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci. Spesso lotte con alcuni animali, ramarri, lucertole ocellate, rospi di grandi dimensioni, possono avere esito ambiguo, così che la preda diventa predatore e viceversa. Se disturbato dall'uomo, preferisce la fuga. Se afferrato, non esita ad affrontare l'aggressore e a difendersi vigorosamente con ripetuti morsi, tuttavia poco pericolosi, in quanto è completamente sprovvisto di veleno e di denti atti ad iniettarlo.

Lucertola muraiola


La lucertola muraiola è un rettile  appartenente alla famiglia Lacertidae.
È la più comune delle lucertole italiane, è lunga circa 15 cm (compresa la coda) ma può arrivare a 20-25 cm. Trova la tana in buchi nei muri o sotto terra e appena uscita, si riposa al sole per scaldarsi.
È una specie ovipara: la femmina depone, solitamente due volte all'anno, da 2 a 10 uova che si schiudono tra luglio e settembre.
La dieta comprende essenzialmente insetti e aracnidi.
Si tratta di un rettile facilmente osservabile in quanto vive preferibilmente in zone antropizzate. La specie è inattiva da ottobre a marzo, ma in giornate particolarmente calde si muove anche in pieno inverno. Le lucertole hanno la particolarità di poter perdere la coda se questa viene afferrata da un eventuale predatore; tale parte del corpo può in seguito riformarsi, crescendo fino a 2 mm al giorno.


Lepre

Le lepri sono abbastanza simili ai conigli, Leporidi appartenenti a diversi generi di cui i più rappresentativi sono Oryctolagus e Sylvilagus, tuttavia hanno alcuni caratteri morfologici e etologici che le distinguono nettamente dal resto della famiglia.
Sotto l'aspetto morfologico, le lepri hanno in generale orecchie più lunghe del capo e occhi proporzionalmente più grandi, sono di maggiori dimensioni (piede lungo più di 9 cm) e le estremità delle orecchie sono in genere più scure. A differenza dei conigli, i neonati delle lepri sono piuttosto precoci: nascono già con gli occhi aperti, il corpo è già rivestito da una pelliccia e sono in grado di muoversi autonomamente.
Sotto l'aspetto etologico, le lepri sono animali solitari (vivono al più in coppia), non costruiscono tane sotterranee ma sfruttano depressioni del terreno o protezioni naturali preesistenti fra la vegetazione. Sono più sensibili dei conigli alla frammentazione del territorio.
Nessuna specie di lepre è mai stata addomesticata: l'animale conosciuto come "Lepre belga", in realtà, è una razza di coniglio selezionata per assomigliare superficialmente a una lepre.


Natrice dal colare


La biscia dal collare o natrice dal collareè un colubride  europeo  non velenoso.
La biscia dal collare è tipicamente verde scura o marrone con un collare giallo caratteristico dietro alla testa a cui deve il nome caratteristico di biscia dal collare. Il colore potrebbe andare inoltre dal grigio al nero. La parte inferiore è più chiara nel colore. In Gran Bretagna la biscia dal collare è il rettile più grande e raggiunge una lunghezza totale di 120 cm; in Veneto nella regione del delta del Po raggiunge anche gli 1,5 metri.
Le bisce dal collare sono grandi nuotatrici, e vanno in letargo durante l'inverno.
Poiché non sono velenose, le loro uniche difese sono la produzione di un fluido dall'odore aspro dalle ghiandole anali o la finzione della morte. A volte fingono anche degli attacchi, colpendo senza veramente aprire le loro bocche. Si difendono raramente mordendo.
Alimentazione
Predano quasi interamente anfibi, specialmente le rane comuni, anche se occasionalmente mangiano anche mammiferi e pesci.
Riproduzione
L'accoppiamento avviene poco dopo il risveglio, ad aprile o maggio. Le uova dalla pelle in cuoio vengono deposte in gruppi di 8 - 40 in giugno e luglio e si schiudono dopo circa 10 settimane. Poiché le uova richiedono una temperatura di almeno 21 gradi per schiudersi, la vegetazione in putrefazione, incluso i cumuli di compost, sono postazioni preferite. I giovani sono lunghi circa 18 cm quando le uova si schiudono e sono subito indipendenti.
Distribuzione e habitat
Questo colubride ha un ampio areale eurasiatico. È distribuito nell'Europa continentale, dalla penisola iberica agli Urali e dalla Scandinavia settentrionale all'Italia meridionale. Si trova anche nell'Africa nord-occidentale, in Asia Minore e più ad est fino al lago Baikal.
In Italia è presente in tutta la penisola, Sicilia e Sardegna comprese.
Si adattano ad una varietà di habitat e nonostante prediligano le aree vicino agli specchi d'acqua dolce, alle rive dei fiumi e agli stagni, si trovano anche in zone che distano chilometri dagli ambienti umidi.

Avricola


L'arvicola acquatica europea o ratto d'acquaè un mammifero roditore della famiglia dei Cricetidi.
Questi animali tendono a vivere in gruppetti familiari comprendenti una coppia riproduttrice e due o più generazioni dei propri figli, che possono a loro volta riprodursi nell'ambito del gruppo: gli individui più giovani del gruppo tendono però a scacciare i più anziani. Si tratta di animali attivi perlopiù all'alba od al tramonto: alcuni studiosi sostengono invece che abbiano attività prevalentemente notturna, tuttavia al giorno d'oggi si ritiene che questi animali siano catadromi, alternino cioè periodi di riposo e di attività durante tutto l'arco delle ventiquattro ore.
Molto schivi ed elusivi, grazie al colore della loro pelliccia si mimetizzano a meraviglia nell'intrico della vegetazione riparia, e spesso chi entra più o meno accidentalmente nel loro territorio si accorge di loro solo sentendo il tonfo dell'animale che si getta in acqua per allontanarsi. Qualora inseguita, l'arvicola acquatica può raggiungere i 5 km/h nuotando sott'acqua, anche se ha scarsa resistenza e dopo un veloce scatto si dirige immediatamente alla prima entrata sommersa della propria tana o corre a nascondersi nel fitto della vegetazione. Qualora in pericolo, tuttavia, l'arvicola acquatica può contare sul sostegno dei maschi del suo gruppo, che qualora si accorga della situazione critica di uno dei membri si avvicendano nell'azzuffarsi contro il nemico, mentre le femmine ed i cuccioli battono in ritirata al sicuro nella tana.
L'arvicola acquatica delimita dei territori che possono estendersi fino a 300 m2 e che delimita tramite delle ghiandole odorifere che possiede sui fianchi: per marcare il territorio, l'animale strofina le zampe posteriori sulle ghiandole, in modo tale da impregnarsi la pianta callosa dei piedi, per poi percorrere dei tragitti specifici. Nell'ambito del proprio territorio, l'animale scava tunnel lunghi e tortuosi che in inverno possono misurare anche 35 m, mentre in estate vengono ampliati fino a 75 m: l'animale scava a gran velocità con le zampe anteriori, gettando fuori la terra con quelle posteriori. Le pietre che l'animale incontra lungo il suo tragitto sotterraneo vengono rimosse aiutandosi coi forti denti, mentre qualsiasi radice che impedisca l'avanzamento viene mangiata. Ciascun sistema di gallerie comprende numerose entrate, alcune delle quali (spesso anche tutte) subacquee, un paio di camere utilizzate dall'animale per riposare, e a tale scopo imbottite di fieno e pelo, ed altre nelle invece l'animale immagazzina il cibo per poi farne uso nei periodi di magra. Le latrine, invece, non si trovano nel nido, bensì sono poste ai limiti del territorio: si ritiene pertanto che esse svolgano un ruolo di una certa importanza nella ricerca del partner e/o nella demarcazione del territorio.

Nutria


La nutria (Myocastor coypus Molina), detta anche comunemente castorino, è un mammifero  roditore  originario del Sud America, unica specie del genere Myocastor e della famiglia Myocastoridae.
L'areale  originario della specie va da Brasile, Bolivia  e Paraguay  fino ad Argentina e Cile. A seguito della introduzione per lo sfruttamento commerciale della sua pelliccia  (detta appunto "pelliccia di castorino"), la nutria si è naturalizzata in diversi paesi del Nord America, Asia, Africa ed Europa.
In Italia  la sua diffusione ha subito un notevole incremento negli ultimi anni espandendosi nella pianura padana, lungo la costa adriatica sino all'Abruzzo  e sul versante tirrenico sino al Lazio: non è raro osservarla presso laghi o acquitrini, come nelle risaie ma anche nei canali e nei fiumi, persino nei centri delle grandi città. Presenze puntiformi si hanno anche nell'Italia meridionale e in Sicilia e Sardegna. I danni provocati alle colture e agli argini dei corsi d'acqua hanno reso necessaria in talune aree la adozione di misure per il suo contenimento[6].
È un roditore di grossa taglia molto simile al castoro, da cui si differenzia per le minori dimensioni e per la forma della coda (cilindrica nella nutria, piatta nel castoro). Il corpo, lungo intorno a 60 cm, è tozzo e ricoperto da una fitta pelliccia di colore uniformemente marrone scuro, ad eccezione della regione ventrale che è leggermente più chiara. Il peso è compreso tra 5 e 10 kg. Le dimensioni del maschio sono maggiori di quelle della femmina (dimorfismo sessuale). La femmina presenta quattro paia di mammelle latero-dorsali, segni delle abitudini fortemente semiacquatiche di questo roditore. Le zampe posteriori presentano quattro dita palmate, mentre il quinto dito è libero. Le zampe anteriori, più corte di quelle posteriori, sono pentadattili. La dentatura è caratterizzata da incisivi lunghi e affilati che sporgono dalla rima labiale.
Allo stato selvatico la nutria ha abitudini crepuscolari ed è un'abile nuotatrice. È un animale gregario che vive in gruppi di 2-10 esemplari guidati da una femmina dominante. Il maschio è errante. Costruisce le proprie tane in prossimità di fiumi o stagni, al riparo della vegetazione palustre.
A differenza del ratto, con cui viene talvolta confusa, la nutria è un animale prettamente erbivoro: la sua dieta si basa prevalentemente su alghe e piante acquatiche, ma in caso di necessità si nutre di qualunque vegetale, comprese le specie coltivate (come mais e barbabietola da zucchero).

Gambero rosso


Il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii Girard, 1852) è una specie  di gambero d'acqua dolce originario delle aree palustri e fluviali degli Stati Uniti centro-meridionali e del Messico nord-orientale.
A causa della prelibatezza delle sue carni (se allevato in acque pulite), delle discrete dimensioni che è in grado di raggiungere (supera spesso i 12,5 cm di lunghezza), della velocità di accrescimento e della sua prolificità è stato importato a scopo di allevamento nelle acquicolture di numerosissimi paesi ed è attualmente considerato il gambero di fiume più diffuso al mondo in quanto si conoscono sue popolazioni acclimatatesi praticamente in ogni continente ad eccezione di Australia e Antartide.
In Italia, fu importato in Toscana dalla Louisiana da un'azienda di Massarosa, vicino al lago di Massacciuccoli, per un tentativo di commercializzazione. Si è poi diffuso, dopo esser sfuggito al controllo degli allevamenti di chi lo aveva importato, anche in alcune zone del Lazio, dell'Umbria, del Piemonte, dell'Emilia, della Lombardia e del Veneto.
Gli individui adulti assumono una caratteristica colorazione bruno-rossa (durante la loro fase sessualmente attiva) che li rende facilmente riconoscibili.
I giovani hanno invece una colorazione grigioverdastra che, ad una superficiale osservazione, li rende piuttosto simili al gambero di fiume italiano (Austropotamobius italicus e Austropotamobius pallipes).
Per distinguere i gamberi di fiume europei da quelli americani con certezza bisogna infatti osservare la base delle chele dove le specie americane presentano una piccola spina, a differenza delle specie nostrane che ne sono prive.
Grazie alla sua notevole capacità di adattarsi a svariati tipi di habitat acquatici diversi, spesso anche notevolmente inquinati, e alle sue caratteristiche ecologiche che gli consentono di colonizzare e proliferare in poco tempo negli ambienti nuovi dove si viene a trovare, il gambero rosso della Louisiana è sfuggito da molti allevamenti cominciando ad espandersi nelle aree circostanti. Nel corso degli anni inoltre è stato spesso oggetto di più o meno consapevoli introduzioni in natura che hanno contribuito notevolmente ad ampliarne l'areale.

Tartaruga dalle orecchie rosse


Trachemys scripta elegans è una tartaruga d’acqua dolce che origina dal sud degli Stati Uniti (valle del Mississippi), dall’Illinois al Golfo del Messico. Sono state introdotte nel Laghetto di Basiglio da chi le acquista per allevarle nei terracquari e le abbandona quando raggiungono notevoli dimensioni o in occasione delle vacanze.
Le dimensioni degli adulti variano da 12,5 a 28 cm (le femmine raggiungono le taglie maggiori). Il carapace e il piastrone sono uniti lungo i margini e non presentano cerniere. Il carapace ha una forma ovale ed ha una superficie liscia e leggermente convessa, mentre il piastrone è piatto sia nei maschi che nelle femmine. Il colore del carapace è verde nei giovani, e diventa progressivamente più scuro mano a mano l’animale invecchia, fino a diventare in certi soggetti marrone scuro o quasi nero. Il piastrone è giallo con macchie o disegni neri. La cute è per lo più verde con strisce gialle, ma dietro il timpano è presente una caratteristica macchia rossa, che rende questa sottospecie inconfondibile, ma che può ridursi o scomparire negli adulti.
Occupa un’ampia varietà di habitat, dai piccoli stagni ai fiumi; preferisce le zone d’acqua calma, ricche di vegetazione e con un fondo fangoso. E’ diurna.
Sebbene sia un’abilissima nuotatrice Trachemys s. elegans trascorre molto tempo ad esporsi al sole, da metà mattina a metà pomeriggio nei giorni di sole, e fino al tardo pomeriggio nei giorni nuvolosi. L’esposizione avviene su rocce o tronchi semisommersi o sulla spiaggia, ma anche galleggiando sull’acqua. Questo tipo di comportamento, tipico dei rettili, ha la funzione principale di permettere la termoregolazione, ossia il raggiungimento di una temperatura corporea ottimale. Inoltre ha lo scopo di premettere la sintesi di vitamina D3 e di far asciugare la cute, il che ostacola la crescita di alghe dannose e allontana i parassiti.
Raramente si avventura sulla terraferma, se non per deporre le uova o per cercare un nuovo corso d’acqua, in caso di necessità. E’ un animale piuttosto timido, e al minimo segno di pericolo si getta in acqua.
Le Trachemys s. elegans sono attive ad una temperatura compresa tra 10° e 37°C; 41°C rappresentano la temperatura critica superiore. Quando la temperatura scende sotto i 10°C non possono più alimentarsi e vanno in letargo. In genere passano il letargo sott’acqua, nascoste tra il fango e i sedimenti, ma a volte si nascondono in tane di altri animali poste lungo la riva o in tronchi cavi. Durante i giorni invernali più caldi e soleggiati a volte escono ad esporsi al sole.
Le Trachemys sono onnivore e in natura si alimentano di pesci, rane, girini, vermi, lumache, insetti, larve, animali morti e piante acquatiche. Gli individui giovani sono prevalentemente carnivori, infatti occupano le acque più basse, dove abbondano gli insetti. Man mano crescono si spostano verso acque più profonde, dove è meno facile trovare prede animali, e scelgono una dieta prevalentemente vegetariana.
Si alimentano in acqua fino alla profondità di 3 metri. L’attività alimentare è più intensa durante le prime ore del mattino. E’ stato osservato che nella ricerca del cibo i giovani passano sott’acqua tra 20 secondi e 5 minuti e gli adulti 5-6 minuti. Specialmente i giovani cacciano attivamente piccoli pesci, girini, rane e invertebrati, che vengono ingoiati interi se sufficientemente piccoli, oppure fatti a pezzi con il becco e le zampe.
Un altro tipo di strategia alimentare delle tartarughe dalle orecchie rosse consiste nella neustofagia, un processo di filtrazione simile a quello impiegato dalle balene. Le tartarughe nuotano sul pelo dell’acqua con la bocca aperta, in modo da ingerire con l’acqua delle particelle alimentari. In seguito chiudono la bocca ed espellono l’acqua attraverso le narici, e ingoiano il cibo rimasto nella bocca.



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