I pesci del Laghetto di Basiglio

Il Laghetto di Basiglio ospita molte varietà di pesce ed è rinomato dai pescatori della zona. Di sovente è frequentato anche da pescatori provenienti da tutto il nord Italia (prevalentemente carpisti).
Oltre a specie come il Cavedano, il Gobbo, la Tinca, anche se piuttosto rari sono presenti pesci predatori come il Persico, il Boccalone e il Luccio. Le vere Regine di questo specchio d’acqua, sono le Carpe presenti con esemplari che superano i 20 Kg. Purtroppo in passato si sono verificate delle morie di pesci a causa di misteriosi inquinamento dell'acqua. Nonostante le varie analisi ed indagini i responsabili non sono mai stati identificati ed i motivi non sono mai stai chiariti e si sono fatte solo delle ipotesi che vanno dall’anossia, all’inquinamento dovuto condotte che immettono sostanze pericolose (state rinvenute tracce oleose), delle immissioni di due scolmatori inquinanti, dallo sversamento di cloro, forse da una piscina privata della zona (come ipotizzato dal Comune di Basiglio, che ospita la cava di pertinenza della Provincia di Milano). Questi avvelenamenti purtroppo hanno decimato alcune varietà di pesci che una volta erano presenti numerosi e che ora sono piuttosto rari come ad esempio il Persico ed il Persico trota. Da alcuni anni la situazione si è stabilizzata e non ci sono state più morie. Ci auguriamo che questa condizione si mantenga stabilmente e che le varietà ora rare ritrovino le condizioni ottimali per riprodursi e tornare numerose come un tempo.

Seguono le schede di 13 pesci presenti al Laghetto di Basiglio

Cavedano

Piuttosto raro al Lago di Basiglio, il Cavedano (Squalius cephalus, Linnaeus 1758) è un pesce di acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi  dell'ordine dei Cypriniformes.
È diffuso in tutta Europa e in alcune zone del Medio Oriente (bacino del Tigri e dell'Eufrate)
Abita le acque dolci correnti, limpide e calme. Nei laghi si distribuisce lungo le acque litorali, nei fiumi fino agli estuari. È un pesce molto resistente agli inquinamenti, in quanto può risultare presente anche in acque rese eutrofiche da scarichi industriali o in siti a bassa concentrazione di ossigeno.
È caratterizzato dalla bocca grande e terminale, e dal corpo affusolato. La livrea è uniforme, grigio-verdastra (più chiara sul ventre), con scaglie bordate delicatamente di scuro. Le pinne sono bruno-giallastre.
Nei luoghi dove raggiunge le maggiori dimensioni (soprattutto nei grandi laghi del Nord-Italia) può arrivare ad una lunghezza di circa 60 cm e al peso di 3,5 kg, ma solitamente rimane di dimensioni più modeste.
I giovani formano piccoli gruppi, gli adulti hanno abitudini più solitarie.
La riproduzione avviene in tarda primavera (maggio-giugno) vicino a riva su fondi ghiaiosi: le uova, gialle e molto piccole (0,7 mm) sono deposte su massi e tronchi sommersi, oppure sul fondo ghiaioso, e si schiudono entro una settimana.
Lo sviluppo è mediamente lento: la maturità sessuale giunge a 3-4 anni nei maschi e a 4-5 anni nelle femmine.
Gli esemplari giovanili hanno una dieta onnivora, così come gli adulti, che però si cibano anche di pesci.
Le sue carni sono buone, ma a causa dell'estrema liscosità non sono generalmente apprezzate. Tuttavia l'estrema furbizia e la combattività fanno di questo pesce una delle prede più ambite.
Viene pescato sportivamente con l'ausilio di bigattini, lombrichi, pane ed anche frutta di stagione(es.:uva). Si cattura sia con esche naturali che artificiali. Tra le tecniche di pesca più redditizie sicuramente la "pesca a mosca" è quella più indicata in tutte le stagioni dell'anno.

Triotto

Il triotto (Rutilus aula) è un pesce d'acqua dolce, della famiglia dei ciprinidi.
È una specie endemica dei corsi d'acqua della Pianura Padana, presente anche in alcuni fiumi dell'Istria slovena e croata. È stato introdotto in molti corsi d'acqua dell'Italia peninsulare dove ha formato popolazioni stabili
Predilige acque stagnanti o a corrente lentissima con ricca presenza di vegetazione acquatica.
Il triotto è abbastanza snello ed un po' compresso lateralmente. La livrea è argentea con tonalità verdastre sul dorso e con una striscia scura (spesso con riflessi violacei) sul fianco. L'iride dell'occhio è rossastra mentre le pinne sono incolori o verde brunastro.
Il periodo della fregola avviene in tarda primavera.
La femmina depone migliaia di uova di circa 1 mm di diametro, che si schiudono in 5-10 giorni, a secondo della temperatura dell'acqua.
Ha dieta onnivora, nutrendosi di vegetali, crostacei, vermi ed insetti.
A causa della sua introduzione nell' areale della congenere rovella (dove prima non era presente) si sono trovate in simpatria le due specie. Si è verificato un certo differenziamento dell'habitat fra le due, infatti la rovella è prevalente nei corsi d'acqua in cui c'è un minimo di corrente, dove la vegetazione è più scarsa e dove il fondo è più sabbioso mentre il triotto prevale nelle acque ferme, ricche di vegetazione sommersa ed a fondo fangoso o terroso. Comunque la sua introduzione ha prodotto una netta rarefazione della rovella.
È molto conosciuto dai pescatori come pesce da gara, ma poco apprezzate risultano le sue carni, buone ma liscosissime e poco consistenti. Viene spesso confuso e scambiato per altri pesciolini suoi simili (alborella, rovella, scardola).

Scardola

Scardinius erythrophthalmus, conosciuto comunemente come Scardola, è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae.
È diffusa nelle acque dolci dell'Europa e dell'Asia occidentale. Vista la sua rapidissima riproduzione e la sua resistenza anche ad acque inquinate e poco ossigenate la si considera infestante e potenzialmente pericolosa per l'ecosistema.
In Italia è presente sull'intero territorio ed è frequentissima nei medi e grandi laghi del Nord (Pusiano, Garda, Maggiore e Iseo) e del centro (Bolsena).
Abita acque calme (laghi, stagni) e fiumi a corrente lenta, con generosa presenza di piante acquatiche tra cui si riproduce.
La forma del corpo è tipica di quella della famiglia Cyprinidae: compresso ai fianchi, con dorso piuttosto alto e ventre pronunciato in età adulta. I giovani sono più filiformi.
La Scardola presenta grosse scaglie dai magnifici riflessi argentei, così appunto come la sua livrea, che vede anche dorso e fianchi dai riflessi dorati, mentre il ventre è quasi bianco. Le pinne negli adulti sono rosse.
Raggiunge una lunghezza di 50 cm e un'aspettativa di vita di oltre 18 anni.
La deposizione avviene tra maggio e luglio: le uova, piccole e opaline, sono deposte tra le piante, alle quali si attaccano tramite un muco adesivo.
La Scardola ha dieta onnivora, si ciba di insetti, pesci, crostacei, zooplancton e detriti vegetali.
È preda abituale di lucci, lucioperche e siluri.
Dato che abbocca voracemente a qualsiasi esca animale le venga presentata è un pesce apprezzato soprattutto da bambini alle prime armi e da garisti mentre è piuttosto detestato da tutti gli altri in quanto spesso rende impossibile la pesca a prede più pregiate. Le sue carni sono insipide e liscosissime, pertanto il suo interesse commerciale è totalmente nullo. Esemplari di piccole dimensioni puliti, aperti a libro e diliscati si prestano al consumo panati e fritti.

Alborella

Piuttosto raro al Lago di Basiglio conosciuto comunemente come Alborella, Alburnus alburnus  è un pesce d'acqua dolce della famiglia Cyprinidae.
L'alborella è diffusa in Europa, dalla Francia agli Urali, Italia e Grecia comprese, anche se è assente nelle isole mediterranee. Abita soprattutto i grande laghi e i fiumi a corrente lenta, raccogliendosi in grandi banchi che vivono al largo. Nel periodo invernale tende a frequentare acque più profonde, ma se non è possibile si distribuisce lungo tutte le profondità.
Lunghezza: 15 cm, anche se sono stati pescati esemplari lunghi 25 cm.
Questo ciprinide presenta un corpo allungato e compresso ai fianchi, con testa e occhi grandi, bocca leggermente rivolta verso l'alto. La livrea è grigio-azzurra con riflessi metallici e una linea gialla orizzontale che corre dalla testa alla coda. Di facile individuazione è la linea laterale, che si abbassa sensibilmente lungo il ventre, per poi risalire al peduncolo caudale.
Dimorfismo sessuale: leggermente più accentuati i colori del maschio, la femmina risulta leggermente più gonfia.
Pacifica. Vive in grossi branchi con migliaia di individui.
La riproduzione avviene da maggio; dopo l'accoppiamento la femmina depone migliaia di piccole uova (circa 250.000 unità per kg di peso) nei bassi fondali. La schiusa avviene in 4-5 giorni.
[Ha dieta onnivora, si ciba di insetti e larve ma anche di zooplancton e vegetali.
Lungo al massimo una quindicina di centimetri, l'alborella è un pesce molto apprezzato dai pescatori sportivi per l'abbondanza delle sue catture e, in alcune località del Nord Italia, gode anche di una certa importanza commerciale, essendo un ottimo pesce da "frittura".
Tuttavia, l'abbondante presenza di questo pesce può essere a volte indesiderata per il pescatore in cerca di pesci più grandi, poiché le alborelle tendono a cibarsi, sminuzzandole, delle esche riservate ai cavedani e ai barbi, che frequentano lo stesso habitat.
Viene utilizzata come esca viva per la pesca del pesce persico, del luccio, del lucioperca e della trota.Rovella

Gambusia

La gambusia (Gambusia affinis) è un piccolo pesce d'acqua dolce della famiglia dei Pecilidi  dell'ordine Ciprinodontiformi.
Indice
Questi pesci sono nativi dei bacini del golfo del Messico (Mississippi), acque dolci e salmastre, lente e paludose. Nel corso del XX secolo sono stati introdotti in molte zone paludose del mondo (tra cui l'Italia e tutta l'Europa del Sud) per combattere le zanzare. È inserita nell'Elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo.
Molto voraci, questi pesci si cibano di larve di insetti, insetti acquatici, vermi e crostacei (tra cui il genere Daphnia).
La fecondazione è interna e avviene mediante passaggio di spermatozoi dal corpo del maschio a quello della femmina con il gonopodio. La gestazione dura 24-30 giorni, dopo i quali la femmina partorisce circa 30 avannotti bianco-trasparenti e completamente indipendenti.
È nota la loro propensione a cibarsi delle fasi larvali e di pupa delle zanzare. Sono molto resistenti, sopravvivono anche in acque con bassa presenza d'ossigeno, ad alta salinità (che includono due volte quella dell’acqua di mare) ed a temperatura elevata; possono persino sopravvivere in acque fino a 42 °C per brevi periodi.
Per questi motivi, questa specie può essere considerata forse il pesce d'acqua dolce più diffuso al mondo, è stato introdotto come bioregolatore nella lotta biologica contro le zanzare (tra cui la zanzara anofele, portatrice della malaria) nei paesi tropicali e temperati in entrambi gli emisferi e da allora si è diffuso ancor più sia naturalmente che attraverso ulteriori introduzioni.
Anche se non appariscenti come i Guppy, ai quali le femmine assomigliano parecchio, questi pesci sono commerciati in tutto il mondo e destinati prevalentemente all'allevamento in stagni e piscinette dei giardini delle case, proprio a causa della loro alimentazione a base di larve di zanzara.
Sono anche utilizzati per fornire cibo vivo alle specie carnivore di pesci d'acqua dolce.

Tinca

La Tinca (Tinca Tinca, Linnaeus 1758) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi piuttosto raro nel Laghetto di Basiglio.
È diffusa in tutte le acque dolci europee (arcipelago britannico compreso) a corso lento: laghi, fiumi, canali, stagni. A volte è segnalata nelle foci di alcuni fiumi sull'oceano artico, così come nel lago Bajkal.
Predilige fondi melmosi o ricoperti di vegetazione. Sopravvive anche in ambienti poveri di ossigeno. In inverno non si nutre, muovendosi lo stretto indispensabile, in acque fangose.
La Tinca ha un corpo tozzo, coperto da piccole scaglie, con grosse pinne carnose. La livrea è verdastra sul dorso, più chiara e tendete al giallo nella zona ventrale. Le pinne sono verde-brune. Gli occhi sono rossi.
Solitamente raggiunge i 30-50 cm di lunghezza per 4 kg di peso, anche se sono registrate (non in Italia) tinche lunghe fino a 84 cm.
Il periodo di fregola avviene tra la primavera e l'estate, quando le tinche si spostano verso acque basse riccamente coperte di vegetazione acquatica.
L'accoppiamento avviene in più momenti (fino a 2 mesi), poiché la femmina produce centinaia di migliaia di uova (fino a 600.000 per kg di peso) che il maschio feconda esternamente.
La schiusa avviene dopo 5-6 giorni e le piccole larve sono provviste di un organo adesivo grazie al quale rimangono attaccate alle foglie delle piante acquatiche fino a quando il sacco vitellino si sarà riassorbito.
La maturità sessuale avviene ai quattro anni per i maschi e a due per le femmine.
Pesce onnivoro, si nutre di organismi bentonici e vegetali, soprattutto in orari notturni.
È un pesce dalle carni apprezzate, preda di pescatori sportivi e non, nonché oggetto di allevamento in acquacoltura. Per pescarla vengono impiegate canne bolognesi, fisse e da fondo con montature medio-pesanti. Le esche sono simili a quelle in uso per la carpa rispetto alla quale pero' apprezza maggiormente esche di origine animale quali il lombrico ed il bigattino.

Carpa

Le vere Regine di questo specchio d’acqua, sono le Carpe presenti con taglie che superano i 20 Kg. La loro presenza cospicua richiama i carpisti da tutto il nord Italia.
Cyprinus carpio, conosciuto comunemente come carpa comune o semplicemente carpa è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi.
La forma selvatica della carpa comune si ritiene originaria delle regioni dell'Europa orientale ad est fino alla Persia, all'Asia Minore ed alla Cina. In Italia la specie è stata introdotta molti secoli fa dagli antichi Romani per l'allevamento, anche grazie alla sua straordinaria capacità d'adattamento, infatti si può considerarla una specie ormai autoctona. Oggi, anche a seguito di ripopolamenti, è possibile trovarla in tutta Europa nella quasi totalità delle acque dolci temperate. La carpa comune è stato uno dei primi pesci ad essere introdotto in altri paesi oltre a quello di origine. Di solito vive nei fiumi a corso lento e nei laghi, ma si adatta molto bene in qualsiasi habitat, anche in quelli soggetti ad inquinamento organico. È inserita nell'elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo.
Il corpo della carpa è lungo, ovaloide, con dorso convesso poco sopra la testa. Quest'ultima, si presenta di forma triangolare, con muso poco appuntito. La bocca è protrattile ed è munita di 4 barbigli corti e carnosi. La pinna dorsale è lunga con 18-24 raggi, quella anale è abbastanza grande; le pinne pettorali e ventrali hanno i lobi arrotondati. La coda è forcuta. La livrea è bruno-verdastra con riflessi bronzei su dorso e fianchi, giallastro sul ventre. Di lunghezza variabile tra i 30 e i 60 centimetri e peso solitamente compreso tra i 3 e i 35 chili. Eccezionalmente può raggiungere e superare i 40 chili di peso e i 130 centimetri di lunghezza. Si tratta di un pesce estremamente longevo e si stima possa arrivare a 100 anni di età.
Pacifica. Vive in gruppi che possono arrivare anche alla decina di esemplari.
Onnivora, si ciba sia di organismi animali come insetti o lombrichi che di sostanze vegetali che trova sul fondo,e di qualsiasi tipo di detrito organico. Ricerca il cibo sul fondo,grufolando,mettendo il muso nel fango ed aiutandosi con i quattro barbigli per localizzare il nutrimento. Durante la ricerca del cibo smuove molto materiale intorbidendo l'acqua e facendo salire a galla bollicine di gas formatesi nel fondale.
Si riproduce in tarda primavera ed inizio estate deponendo circa 2-300.000 uova. I banchi di carpe in questo periodo si spostano in acque basse presso le sponde,che sono più tiepide,vicino a canneti ed erbai dove possono nutrirsi facilmente e si riuniscono in superficie smuovendo l'acqua e producendo schizzi e spruzzi.
La carpa è uno dei pesci d'acqua dolce più insidiati dai pescatori sportivi a causa delle grandi dimensioni che può raggiungere e della strenua resistenza che oppone alla cattura. Si pesca soprattutto con la tecnica della pesca a fondo che, quando viene impiegata per questo pesce, prende il nome di carpfishing; la pesca a fondo utilizza una varietà di esche, in genere vegetali, che vanno dal mais alla cosiddetta "polenta" alle più recenti e tecnologiche boilies, che sono utilizzate soprattutto nel carpfishing e che vengono innescate separatamente dall'amo, ad una distanza di qualche centimetro. Importante è abituare il pesce alla nuova esca gettando nel luogo prescelto grosse quantità dell'esca che si impiegherà, qualche giorno prima dell'effettivo inizio della pesca. In Italia ed in Occidente, dato che la qualità delle carni in genere non è considerata eccelsa, gli esemplari catturati vengono spesso liberati con ogni cura. Mentre in Italia il consumo di carpa è limitato tranne in alcune realtà gastronomiche locali, in molte altre parti del mondo le sue carni sono apprezzate e l'utilizzo come alimento è tutt'oggi diffuso; ad esempio in Europa centrale ed orientale è regolarmente consumata, ma soprattutto in Estremo Oriente è largamente utilizzata per scopi alimentari, tanto da essere uno dei pesci maggiormente allevati nell'acquacoltura cinese.

Siluro

Non da molto introdotto (erroneamente ) un vero spazzino predatore se non fermato in tempo può in breve tempo sterminare le altre specie di pesci.
Silurus glanis - conosciuto volgarmente come Siluro, siluro d'Europa, siluro del Danubio, balena della Mosella - è un pesce d'acqua dolce europeo, appartenente alla famiglia dei Siluridae  ed all'ordine Siluriformes.
È originario dell'Europa orientale, dal bacino del Danubio verso est. Prima dell'ultima glaciazione, questa specie abitava tutta l'Europa, come testimoniano i numerosi reperti fossili ritrovati.[senza fonte] È presente naturalmente in tutta l'Europa centro-orientale, ad ovest fino all'Austria e Germania (bacino del Danubio), a nord fino all'estremo sud della Finlandia e della Danimarca ed a sud fino alla Grecia settentrionale ed alla Turchia europea. È stato introdotto in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Germania, Francia, Spagna, Italia, Danimarca, Finlandia, Svezia e in alcune località extraeuropee tra cui Algeria, Cipro, Tunisia, Cina e Afghanistan. È stato anche trovato nelle acque salate del Lago d'Aral, in prossimità della penisola di Kulandy.
In Italia è stato introdotto da circa mezzo secolo e si è molto diffuso soprattutto nei bacini del Po e dell'Adige; più recentemente è stato introdotto nei fiumi Arno e Tevere.
Il suo habitat ideale è costituito da grandi fiumi (zona dell'Abramis brama), ma anche paludi, stagni, laghi, lanche, bracci morti e canali di bonifica. Si avvicina saltuariamente al mare, in prossimità delle foci dei grandi fiumi, ma non è ancora chiaro quanto possa spingersi all'interno di ambienti caratterizzati da acque salmastre. A tal proposito è bene citare che più d'un pescatore sostiene d'aver catturato pesci siluro qualche centinaio di metri in mare aperto[senza fonte]. È una specie bentonica che quindi abita le zone più profonde, senza però disdegnare acque decisamente più basse, soprattutto durante la caccia. Ama nascondersi tra rami e fanghiglia, riposando durante la maggior parte della giornata. Col giungere delle tenebre inizia a nutrirsi, portandosi spesso nelle zone d'acqua più vicine alla superficie.
L'aspetto di questo grosso pesce è singolare. I piccoli esemplari sono spesso confusi con il Pesce gatto, al quale il siluro somiglia. Gli occhi sono piccoli, il corpo cilindrico, ma si assottiglia e si comprime sempre di più verso la coda, prendendo da queste caratteristiche morfologiche la denominazione di pesce siluro. La grande bocca è provvista di 3 paia di barbigli, un paio sulla mascella e 2 sulla mandibola, che aiutano il pesce nella ricerca di cibo. La pinna caudale è a delta, corta e tozza, le pettorali sottili, così come la dorsale e le ventrali. La pinna anale invece è molto lunga.
La livrea è chiara sul ventre, bruna su fianchi e dorso, marezzata di marrone e bianco. È privo di squame e totalmente coperto di muco.
Raggiunge dimensioni variabili, in relazione all'habitat in cui si trova. Il pesce siluro è tra i maggiori predatori delle acque interne e si nutre di pesci vivi e morti, vermi, larve e quant'altro possa trovare sul fondo. Nello specifico, durante la fase giovanile la sua alimentazione è composta da invertebrati di fondale, mentre nella fase adulta si alimenta di pesci quali anguille e ciprinidi. La quantità di pesce di cui si nutre giornalmente è pari al 3% del suo peso corporeo. È un predatore piuttosto rapido ma provvisto di una pessima vista. La sua arma principale sono i barbigli, che gli consentono di individuare la preda al buio e in presenza di torbidità elevata. A dimostrazione di questo, numerosi sono i pescatori che sottolineano l'elevato numero di catture realizzate quando i fiumi risultano essere in piena.

Pesce gatto

Una volta presente nel Laghetto di Basiglio in grandi colonie ora rarissimo Ameiurus melas, conosciuto comunemente come Pesce gatto, è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Ictaluridae.
Ha il suo areale nelle zone occidentali degli Stati Uniti d'America dai Grandi Laghi al Messico settentrionale da cui è stato introdotto in Italia ed in gran parte dell'Europa nei primi del 900.
Ha come habitat i fiumi a lento corso, i laghi e gli stagni.
È un pesce di straordinaria resistenza, in grado di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati, poco ossigenati e persino per qualche ora fuori dall'acqua.
Sulla pinna dorsale possiede un grosso aculeo velenoso in grado di provocare ferite molto dolorose; un altro aculeo è presente sul primo raggio delle pinne pettorali che all'occorrenza possono servire anche a muoversi fuori dall' acqua.
Presenta inoltre una seconda pinna dorsale adiposa e pinna caudale omocerca (con i 2 lobi uguali). Possiede otto barbigli piuttosto sviluppati sui quali sono presenti migliaia di organi di senso e papille gustative.
Raggiunge i 60 cm ed eccezionalmente il peso di 3 kg.
Il nido viene preparato dalla femmina pulendo un tratto di fondo fangoso dai detriti. Il corteggiamento avviene con strofinio reciproco dei barbigli. Entrambi i genitori difendono ed ossigenano le uova.
Queste modalità riproduttive rendono la specie fortemente competitiva rispetto ai ciprinidi europei che, invece, abbandonano uova e larve dopo la deposizione.
È sostanzialmente un pesce spazzino: la sua alimentazione nei primi mesi di vita comprende larve, vermi e piccoli molluschi e in età adulta piccoli pesci vivi e morti oltre ad invertebrati e sostanze organiche di ogni tipo.
Si alimenta soprattutto la notte o in giornate nuvolose.
La pesca avviene soprattutto di notte con la tecnica della pesca a fondo impiegando esche animali di qualsiasi tipo (anche un pezzo di carne può andar bene). Le carni sono molto apprezzate ed è anche oggetto di acquacoltura.
La sua immissione nelle acque europee ha fortemente danneggiato le specie autoctone di pesci, soprattutto la tinca, dato che la specie è fortemente competitiva e pressoché priva dei nemici naturali (neanche il luccio preda questa specie a causa delle spine velenose).

Persico

Lepomis gibbosus, conosciuto comunemente come Persico sole, è un pesce d'acqua dolce, appartenente alla famiglia Centrarchidae. Una volta molto presente nel laghetto ora è piuttosto raro. È stato importato dagli Stati Uniti con successo in Italia a partire dal 1887, acclimatandosi talmente bene da diventare infestante in molte zone. La sua presenza è ormai generalizzata, è comunissimo, ad esempio, nei fiumi Po e Arno così come nei grandi laghi come il lago Trasimeno dove ha popolazioni abbondantissime. Frequenta soprattutto rive basse, sabbiose e fangose, nei bacini; ama le acque lente dei fiumi di pianura e dei canali. In inverno, quando la temperatura dell'acqua è inferiore a 12 °C si sposta verso le acque profonde dove rimane in stato quasi di ibernazione; in estate, invece, questo pesce resta vicino a riva, spesso a pelo d'acqua.
Descrizione
Il corpo è alto e tondeggiante, con muso prominente. Le pinne dorsale e ventrale hanno i primi raggi molto sviluppati. La sua livrea è molto colorata, presenta una colorazione di fondo verde bronzea metallica, con pinne gialle screziate di bruno rosso, testa verde-azzurra con strisce azzurro vivo e bianco. Un grosso ocello orlato di rosso è posizionato dietro l'opercolo branchiale. Il ventre è più chiaro. La femmina ha colorazione meno vivace mentre i piccoli hanno minute macchie rosse e azzurre.
La sua lunghezza va dai 10 cm (in acque in cui è molto diffuso) ai 25 cm e ai 3 hg di peso nei luoghi dove invece è più raro. molti pescatori sostengono di aver catturato esemplari di alcuni chili, anche se ultimamente nelle nostre acque sta subendo un fenomeno di pseudonanismo e molto raramente supera i 15 cm di lunghezza. .
Riproduzione
L'accoppiamento (mediante fecondazione esterna) e la deposizione delle uova avvengono tra maggio e giugno. Il maschio dominante custodisce le uova, deposte in una buca sul fondo, e dopo la schiusa i piccoli per alcuni giorni. Esistono vari tipi di maschi: il dominante, che costruisce il nido, attira le femmine e custodisce le uova, l'incursore entra furtivamente nel nido e feconda alcune uova e il satellite che imita la femmina si avvicina al nido, dando al maschio l'idea di voler deporre altre uova, e feconda a sua volta le uova.
Alimentazione
Persico Sole tra le canne del lago di Mergozzo
Il Persico sole si nutre prevalentemente di invertebrati che scova tra la vegetazione e di piccoli pesci.
Oggetto di interesse dai pescatori, è un pesce commestibile: dalle sue carni, che non sono molto apprezzate perché eccessivamente liscose, vengono presi saporiti filetti che sono la base di ottime ricette.

Persico trota

Una volta molto presente in varie taglie ora molto raro il persico trota (Micropterus salmoides, Lacépède, 1802), chiamato anche Boccalone o Black Bass è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Centrarchidae.
Diffuso in diverse zone d'Italia, è un pesce originario del nord America (dove è conosciuto con il nome di Black Bass o Large mouth bass) ed è stato introdotto in Europa alla fine dell'800 e in Italia all'inizio del XIX secolo più precisamente nel lago di Monate, nella provincia di Varese. Predilige come habitat le zone ricche di ostacoli nascosti, come canneti o parti del corso d'acqua riparati da insenature oppure da flora sia subacquea che terrestre, ovvero zone che gli consentono di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche di predatore. È inserito nell'Elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo.
Vorace predatore dispone di una bocca molto grossa con una mascella inferiore prominente e rivolta verso l'alto. Il corpo è schiacciato, ovale, di colorazione verde-olivastra. Raramente raggiunge i 4 kg in Europa (la taglia media varia dai 500 g al chilogrammo e mezzo), mentre nel paese d'origine sono stati trovati esemplari anche di 10 kg.
Dimorfismo sessuale: le femmine risultano più grosse alla vista.
Non è infrequente, durante la stagione estiva, trovarlo in gruppi di numerosi individui (anche una decina) vicino alle sponde ed in prossimità della superficie, in attesa di prede.
Il periodo della riproduzione è tra marzo e luglio. I maschi costruiscono un nido pulendo il fondo e formando una depressione. Eseguono quindi una "danza" nuziale per attirare le femmine che poco dopo la deposizione abbandonano il nido lasciando al maschio l'onere delle cure parentali, in questo periodo il maschio difende strenuamente il nido allontanando tutti gli intrusi anche di taglia notevole. Questo comportamento lo espone alla pesca di frodo per la relativa facilità di cattura.
Si nutre di piccoli pesci, anfibi, invertebrati, a volte anche di volatili di piccole dimensioni.
Risente della pesca e dell'inquinamento delle acque causato soprattutto da insetticidi e diserbanti.
È forse la specie maggiormente apprezzata dai pescatori sportivi che praticano la tecnica dello Spinning e/o Casting ed è in forte espansione in tutto il mondo il mercato di esche artificiali ad essa dedicate. Le carni sono buone, non inferiori a quelle del persico reale.
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Luccio

Il luccio (Esox lucius, Linnaeus 1758) è un pesce di acqua dolce appartenente alla famiglia Esocidae  dell'ordine degli Esociformes.
È caratterizzato dalla bocca a "becco d'anatra", dominata da robusti e acuminati denti. In Nordamerica vive una specie più grande e feroce, denominata muskellunge (Esox masquinongy).
Questo pesce è diffuso nel continente nordamericano, pressoché in tutti i bacini fluviali atlantici e del Pacifico. In Eurasia è presente dalla Francia alla Siberia, compresa l'Italia settentrionale. Può raggiungere 1,30 m di lunghezza e superare i 20 kg di peso (sono stati catturati esemplari di quasi 30 kg), la crescita e la dimensione finale sono piuttosto variabili, in relazione all'alimentazione e alla temperatura dell'acqua, in genere raggiunge i 20 cm durante il primo anno di vita e il metro in età adulta. Gli esemplari di maggiori dimensioni sono generalmente femmine. Ha la particolarità singolare di avere più di 500 microdenti molto affilati sulla lingua in aggiunta a quelli propri dell'esoscheletro.
Oltre che dalla bocca di grosse dimensioni e fornita di file di denti uncinati, il luccio è caratterizzato da una testa piuttosto grande rispetto al corpo, di forma allungata e schiacciata (per questo motivo è noto in alcune regioni d'Italia come "Luccio Papera"). La colorazione è varia a seconda dell'habitat e della colorazione dell'acqua: ventre bianco giallastro, dorso verde-bruno maculato scuro. La forma corporale varia secondo la corrente delle acque in cui vive, nelle zone con scarsa corrente assume una fisionomia allungata, nelle acque ferme presenta un corpo più tozzo.
È considerato il re dei predatori d'acqua dolce. Si pesca a spinning oppure con il vivo o l'esca morta sia a fondo che con il galleggiante. Generalmente si pesca individuando la tana o il posto dove presumibilmente è in caccia: tronchi sommersi, canneti, erbai, tappeti di ninfee possono essere tutti posti dove l'esocide attende le sue prede in agguiato. Nei grandi laghi spesso il luccio adotta una tecnica di caccia "sospeso", praticamente cacciando sotto i banchi di pesce di cui si nutre in quel determinato ecosistema (negli Stati Uniti questa tecnica è nota come "suspending pike"). Bisogna porre attenzione quando lo si salpa poiché è dotato di denti affilati; è consigliato l'uso dei guanti e del guadino e della presa opercolare: praticamente quando il pesce è ormai stanco si fa scivolare la mano con le 4 dita chiuse sotto una delle due branchie, la si lascia scorrere verso la punta della bocca fino ad arrivare all'osso mandibolare, questa presa è sicura e assolutamente indolore per il pesce. Nella pesca è indispensabile un terminale in acciaio, titanio o fluorocarbon di generose dimensioni (dallo 0,80 mm in su) perché con i denti potrebbe tranciare il filo, non è raro che il pesce, soprattutto se di grandi dimensioni, ingoi tutta l'esca.

Brema

l Brème (o Brema per noi italiani) e un pesce presente ormai in tutti i canali e fiumi d'Italia, della stessa famiglia della Carpa, vive in gruppi anche insieme alle carpe, è presente dapertutto, nei sbocchi dei grandi fiumi, tra i fiumetti fino alle acque chiuse.
Di colore argento con molte scaglie e una grande quantita di muco su tutto il corpo che e di tipo allungato e rotondo.
Si riproduce nella stessa stagione delle carpe. Onnivoro come la carpa si ciba di insetti lombrichi e anche di piante acquatiche.
In ricerca di alimenti la brema scava instancabilmente il fango a dieci centimetri di profondita.
E considerato dai carpisti una sorta di brutta cattura anche perchè mangia spesso nelle boiles e compie le stesse partenze delle carpe facendo impazzire i segnalatori.

Gambero rosso

Tra gli invertebrati ricordiamo anche il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii Girard, 1852) è una specie  di gambero d'acqua dolce originario delle aree palustri e fluviali degli Stati Uniti centro-meridionali e del Messico nord-orientale.
A causa della prelibatezza delle sue carni (se allevato in acque pulite), delle discrete dimensioni che è in grado di raggiungere (supera spesso i 12,5 cm di lunghezza), della velocità di accrescimento e della sua prolificità è stato importato a scopo di allevamento nelle acquicolture di numerosissimi paesi ed è attualmente considerato il gambero di fiume più diffuso al mondo in quanto si conoscono sue popolazioni acclimatatesi praticamente in ogni continente ad eccezione di Australia e Antartide.
In Italia, fu importato in Toscana dalla Louisiana da un'azienda di Massarosa, vicino al lago di Massacciuccoli, per un tentativo di commercializzazione. Si è poi diffuso, dopo esser sfuggito al controllo degli allevamenti di chi lo aveva importato, anche in alcune zone del Lazio, dell'Umbria, del Piemonte, dell'Emilia, della Lombardia e del Veneto.
Gli individui adulti assumono una caratteristica colorazione bruno-rossa (durante la loro fase sessualmente attiva) che li rende facilmente riconoscibili.
I giovani hanno invece una colorazione grigioverdastra che, ad una superficiale osservazione, li rende piuttosto simili al gambero di fiume italiano (Austropotamobius italicus e Austropotamobius pallipes).
Per distinguere i gamberi di fiume europei da quelli americani con certezza bisogna infatti osservare la base delle chele dove le specie americane presentano una piccola spina, a differenza delle specie nostrane che ne sono prive.
Grazie alla sua notevole capacità di adattarsi a svariati tipi di habitat acquatici diversi, spesso anche notevolmente inquinati, e alle sue caratteristiche ecologiche che gli consentono di colonizzare e proliferare in poco tempo negli ambienti nuovi dove si viene a trovare, il gambero rosso della Louisiana è sfuggito da molti allevamenti cominciando ad espandersi nelle aree circostanti. Nel corso degli anni inoltre è stato spesso oggetto di più o meno consapevoli introduzioni in natura che hanno contribuito notevolmente ad ampliarne l'areale.

2 commenti:

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